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Comune di Mangone
Mangone turismo:
Si sono fatte due supposizioni sull’origine del nome Mangone. La prima e’ quella che la famiglia Mangoni ha preso il nome del luogo di loro appartenenza.
Secondo il Padula nome Mangone deriva, appunto, dalla parola latina mangones che significa mercanti di schiavi, mercanti fraudolenti.
Tale tesi e’ suffragata da Galeno che cita:”Soleano, un giorno si e l’altro no, batter loro con sferze cosce e natiche, perché gonfiandosi apparissero più grassi”. Quindi, quel luogo, prima impervio, era sede di mercemonio di schiavi o di losche tresche che mercanti senza scrupoli effettuarono.
Che sia stata questa attività a rendere ricchi e nobili i Mangoni non si sa.
La seconda e’ quella che il luogo dove e’ sorto il borgo, ha preso il nome dal nobile che possedeva il terreno che ha dato vita al casale.
Secondo il Sorrento tale nome deriva da Maurogona, ovvero generazione dei Mauri, che si stanziarono in Calabria all’epoca dei Goti.
Mangone, come tutti i borghi presilani, deve la sua origine alle vicissitudini politiche ed economiche della città di Cosenza. La ricchezza economica dei nobili cosentini e i boschi di pini dei territori silani, che per molto tempo avevano dato vanto ai cantieri navali dell’antica Roma per la costruzione di navi, fornendo il legname e la pece, attirarono popoli esterni in duri combattimento per l’appropriazione di dette ricchezze. Questi territori, arroccati intorno alla città, creavano una protezione sicura alle incursioni saracene che dal 975 al 986 si erano fatte frequenti. Nel 975 i saraceni con al comando l’emiro Albucassimo, dalla valle del Crati avanzò verso Cosenza. Arrivati alle porte della città, gli abitanti, consci della disgrazia che stava per abbattersi su di loro, lasciarono le loro case fuggendo nella vicina Sila portando via il minimo indispensabile. Si accodavano ad essi anche molti nobili che trovarono riparo nei loro tenimenti. La violenza e la distruzione che si abbatté sulla città fu orribile e inaudita, tra gli scampati al pericolo ci fu Giovanni Mangoni, appartenente alla Nobile famiglia dei Mangoni di Cosenza che si rifugiò nei suoi possedimenti terrieri dove erano già esistenti poche case coloniche che servirono a dar rifugio alla sua famiglia e agli amici. Da poche case coloniche, si passò in pochi anni ad un borgo vero e proprio. Ed è nel periodo dal 975 al 986 che fu dato a tale casale il nome di Mangone.
Nel 1539 l’imperatore Carlo V, di ritorno da una spedizione ad Algeri, approdò in terra calabra e il 7 settembre entrò in Cosenza da Porta Piana con al seguito moltissimi nobili dei Casali vicini che si accodarono a coloro che avevano preso parte alla missione. Alloggiò in casa Sersale e durante la celebrazione solenne, Valerio Mangone, dedicò una sua composizione poetica al re che apprezzò molto, tanto da eleggerlo suo Commensale. Al suo cospetto si presentò come Valerio Mauro, forse per rivendicare le sue origini di Maurogona o forse per cancellare quella radice tanto ignobile di mercanti fraudolenti. La fama in città accrebbe per Valerio dopo le lodi dell’imperatore e nel 1554 e 1555 fu eletto Mastrogiurato al Sedile di Cosenza.
Nella rivoluzione antifrancese dei contadini del 1806 il nostro comune non rimase inerme. Il Verdier che si trovava a Cosenza, il 5 luglio del 1806 mando’ a Mangone, al comando di Deguisans 500 polacchi e 200 patrioti agli ordini di Abbate. Ad essi si unì anche Rosario Antonio Mauro mangonese, infervorato da idee repubblicane. Giunsero a ridosso del paese all’alba e l’assalto fu repentino. Gli abitanti furono colti di sorpresa. Una pioggia di piombo si riversò sulle abitazioni. Il prete suonò immediatamente le campane a tocco. L’attacco dei repubblicani fu rigettato da una resistenza strenua, tanto che i francesi furono costretti al ritiro e, nella zona detta Burga di Piano Lago, l’esercito francese ed il popolo di Mangone si scontrarono dando vita ad una cruenta battaglia.
Le idee liberali si erano incendiate dopo la venuta dei fratelli Bandiera in Calabria ed ebbero i primi fermenti di insurrezione nel 1847 con i moti di Reggio subito soffocati. Tutto ciò non impedì a molti patrioti cosentini di organizzarsi per rafforzare il nascente movimento rivoluzionario che ebbe il suo culmine nel 1848.
Tratto da: comunedimangone.it
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