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Comune di Cleto
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Si narra che nel periodo della guerra di Troia, X secolo a.C., la regina delle amazzoni Pantasilea rimase uccisa in battaglia da Achille, Cleta sua nutrice, che l'amava con tenerezza, nell'udire la triste notizia, la pose su una nave e accompagnata da molta gente, partì col pensiero di poterle dare onorata sepoltura»
Così, Cleta, ancella di Enea, come fu nei nostri mari, scese a terra perché trovò impossibile proseguire il viaggio o perché le piacesse l'amenità del luogo Vi si fermò ed edificò la città che dal suo nome si chiamò Cleta. La città crebbe di popolo e di forze, tanto che all'epoca dello splendore della Magna Grecia entrò in guerra con Crotone. I Crotoniati con un esercito, uccisero la regina la quale prima di morire ebbe ad esprimere il desiderio che tutte le regine che avrebbero regnato dopo di lei, portassero il suo nome; così «tutte le regine della città furono dette Cleta.
L'antica Cleto, durante la dominazione normanna mutò il suo nome in Pietramala e il nome rimase tale fino al 1862 quando divenne Cleto. Anche sul nome Pietramala le congetture sono molteplici, oltre che alla possibilità che il nome derivi dalla famiglia feudataria, si pensa che abbia qualche legame con la posizione: Pietramala nel senso di "pietra dura", cattiva, come scrive il Padula: «Pietra gande, pietra inaccessibile a guisa di Piramide, (…) le sole formiche possono salire in Pietramala». C’è ancora un’altra versione che i nativi sono soliti raccontare e che il Padula riporta nei suoi scritti: «Un vescovo essendovi rotta una gamba, volle che si chiamasse Pietramala». Nei Registri Angioini che misurano la popolazione calabrese del 1276, Pietramala è presente con 214 abitanti.
Le vicissitudini del maniero e del feudo a cui Cleto apparteneva non possono che identificarsi con quelle dei feudatari che lo ebbero in possesso nel corso dei secoli, i quali costituiscono le uniche fonti attendibili per ricostruirne la storia. Impresa di certo non semplice, considerato il numero dei feudatari che si sono succeduti, dei quali non si hanno documenti cospicui, se non riferiti all’ultimo periodo di possedimento signorile.
Si può ipotizzare la presenza di un abitato fortificato già in periodo altomedievale, poichè sono attestate nel periodo normanno notizie riguardanti il feudo di Pietramala, legate alla Badia dell’ordine Florense di Fontelaurato. Divenuta estremamente importante e influente, l’abbazia ebbe il governo di vasti possedimenti e tenute, oltre che a Fiumefreddo, anche a Pietramala, Savuto e Nocera, nel cui territorio vantava il possesso delle coltivazioni del “turbolo”, con case e vigneti aggregati. Questi possedimenti, che si spinsero nell’attuale territorio di San Mango, furono confermati all’abbazia da Papa Clemente IV nel 1267, verso Sud fin oltre il fiume Savuto e a nord fino a Fuscaldo.
Contemporaneamente alla crescita dell’Abbazia assurgeva a sempre più importanti posizioni la città di Aiello, destinato a diventare il centro di uno Stato feudale.
La Baronia di Petramala seguì con alterne vicende la storia della Contea di Aiello, della quale era parte integrante insieme con altri castelli e casali e dalla quale riuscirà a ottenere una certa autonomia politica nel corso dei secoli.
Le prime intestazioni feudali risalgono al periodo svevo, quando il castello risulta essere appartenuto prima a Jacobus de Petramala, e poi a Goffredo di Petramala.
Tratto da: comune.cleto.cs.it
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