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Comune di Campana

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La tradizione popolare da sempre identifica l'antica Kalasarna (o Calaserna e Caliserna nel gergo popolare) con Campana. Di ciò si son fatti portavoce soprattutto gli storici calabresi dei secoli XVI-XVIII e lo stesso poeta-scrittore campanese Francesco Marino (1624-1716).
Con l'avvento dei Normanni si avvia in Calabria un processo di riassetto politico e territoriale di notevole importanza e significato. Nel piano di un maggiore senso dell'unità dello Stato la regione venne configurata come Giustizierato di Valle Crati e Valle Giordana. Con interventi legislativi si favorì la concentrazione della popolazione nei centri abitati, che, a seconda della consistenza vennero divisi in città, terre e castelli. I funzionari e gli ufficiali preposti ai servizi di maggiore interesse pubblico e della sicurezza militare venivano nominati direttamente dall'autorità centrale. A tutti venne imposto di provvedersi di un efficiente sistema difensivo fatto di cinta muraria e di torri di avvistamento. Si gettarono, in altre parole, le basi di una concezione dello Stato, in cui tutto dipendeva dagli organi del potere centrale. La stessa investitura di terre e fondi rustici era concepita come una concessione dello Stato, a cui restava comunque il diritto di revoca. Ed in ogni caso, pur concedendo in feudo le terre, lo Stato normanno non rinunciò mai del tutto a mantenersi disponibili alcune terre libere, dette allodiali, per lasciarle al popolo ad uso pascolativo, seminativo e per far legna. L'infeudazione più generale si avrà soprattutto con gli Angioini (sec. XIII), che per sdebbitarsi con i loro sostenitori politici e militari concessero indiscriminatamente i feudi senza escludere gli stessi abitati. Anche Campana esperimenta questi processi di trasformazione che comportò il rafforzamento del centro abitato col relativo cambiamento di nome, una migliore e capillare organizzazione sociale e religiosa, la definitiva assegnazione del suo territorio alla gestione feudale.
Il processo di latinizzazione imposto da Roberto il Guiscardo alla Calabria nei secoli XI-XII previde, oltre alla graduale sostituzione dei vescovi greci, anche l'erezione con dote di monasteri latini come "focolai di pietà per le popolazioni latine, a cominciare dagli immigrati normanni", e come motivo "di attrazione religiosa per quelle greche". La diocesi di Rossano, di marcata tradizione bizantina, si oppose violentemente alla latinizzazione del rito, ma non contrastò il sorgere di monasteri, visti quasi come un innesto di nuova energia sull'antico troncone del monastero anacoretico, che nel sec. X aveva regalato alla Chiesa il grande S. Nilo, ma che ormai dava segni di stanchezza ed era in via di esaurimento. Nel territorio di Campana, ricco di grotte naturali, a partire da questo periodo, sorsero ben 3 monasteri, che chiamiamo calabro-normanni: S. Angelo Militino, S. Marina e S. Giovanni La Fontana.
Tratto da: comune.campana.cs.it

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