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Comune di Albidona
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La storia di Albidona è avvolta nella leggenda. Il paese sarebbe stato fondato da un gruppo di profughi guidati dall'indovino Calcante che, ritornando dalla guerra di Troia, approdò sulle coste della Calabria citeriore, dove morì. Le origini di Albidona sono legate all'antica città magno-greca Leutarnia, ma la convergenza topografica tra i due centri non è attestata da alcuna fonte storica. Saranno poi alcuni storici calabresi del XVII e XVIII secolo, a ipotizzare che Albidona sorgesse sulle rovine della mitica Leutarnia.
Probabilmente, il termine Albidona o Alvidonia deriva dall'ebraico e significa "fiamma inferiore", infatti si potrebbe pensare all'esistenza di un antico vulcano spento nel territorio di Albidona.Il nome del paese potrebbe derivare anche dalla sua posizione geografica, posta su tre colli rivolti verso il mare, interpretando il termine "Albidona" come "...che dona l'alba".
Nel periodo feudale Albidona appartenne prima a Corrado D'Amico (1291). Poi il feudo passò ai della Marra, ai Sanfelice, ai Castrocucco e infine ai Sanseverino. Con il dominio angioino nelle due Sicilie, il paese passò ai Mormile, duchi di Campochiaro, che lo detennero sino ai primi anni dell'Ottocento.
Nel 1809 si insediarono nel territorio i Chidichimo, famiglia di origine albanese, che, ai danni del duca di Campochiaro, Ottavio Mormile, acquisirono la loro potestà nel territorio albidonese per tutto l'Ottocento e gli anni della dittatura fascista. In questo lungo periodo si alternarono come sindaci di Albidona altri esponenti della famiglia Chidichimo e di altre famiglie locali egemoni quali gli Scillone, i Mele, i Dramisino, i Prinsi.
Negli anni in cui nelle città italiane ed europee maggiori scoppiarono i moti rivoluzionari, anche Albidona fu interessata dall'ondata di rivolta, che causò il ferimento (e la morte) di alcune persone e l'arresto di molte altre. Anche nel piccolo comune di Albidona fu costituito un circolo di sentimento politico "liberale", chiamato dai borboni "Setta dei rivoltosi", allo scopo di tutelare le famiglie povere e restituire loro le terre confiscate dalle famiglie nobili. Nel 1848 i rivoltosi iniziarono la sommossa, ma il movimento fu soffocato ed essi furono arrestati, processati e condannati dalla polizia borbonica. I ribelli protestarono in piazza Risorgimento davanti al palazzo Chidichimo, accusandoli di aver detratto il demanio agricolo alle famiglie meno abbienti; con i Chidichimo si schierarono i filo-borbonici. Ad avere la meglio furono i Chidichimo che, con l'appoggio della polizia borbonica, riuscirono a far arrestare e condannare i rivoltosi comunisti; nello scontro morirono addirittura due persone.
Nel ventennio fascista si distinsero ancora i Chidichimo e i Dramisino. Nel primo periodo repubblicano si alternarono ancora i Chidichimo e i Ferraro, ai quali si insediò poi Salvatore Dramisino.
Nel 1964, dopo un'amministrazione di 19 anni, fu superato da Antonio Mundo. Fu proprio in questi anni che Albidona mutò la sua situazione, con la costruzione di servizi primari allora non presenti (1964), quali, ad esempio, il sistema fognario, la luce elettrica e la viabilità rurale. Albidona, ininterrottamente dal 1964, viene amministrata da sindaci socialista sulla scia e l'operato dell'onorevole Mundo.
Tratto da: comune.albidona.cs.it
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